ADHD ed Emozioni. I pensieri irrazionali

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di Marco Stefanelli

Nell’articolo precedente “ADHD ed emozioni. La tecnica dell’ABC” ho illustrato una tecnica per imparare a comprendere cosa succede quando si prova un’emozione, individuando l’evento, i pensieri, le emozioni e i comportamenti. La premessa che sta alla base dell’utilizzo di questa tecnica è che quello che provo e come mi comporto dipende da ciò che penso. Quindi un primo passo molto importante per imparare a regolare le emozioni è quello di conoscere meglio il nostro “dialogo interiore”, ovvero ciò che abbiamo in mente, che ci diciamo nelle situazioni in cui proviamo delle emozioni negative che non riusciamo a gestire bene. Quando un bambino con ADHD prova un’emozione sgradevole (ma può capitare a chiunque di noi!) di particolare intensità e difficile da regolare, molto probabilmente avrà in testa alcuni “pensieri irrazionali“.

All’inizio può essere complicato individuare i pensieri irrazionali , poichè essendo automatici non ne siamo immediatamente consapevoli. Ancora più difficile diventa la loro identificazione per i bambini che,

 

avendo raggiunto un minor grado di sviluppo cognitivo, probabilmente avranno bisogno all’inizio di un adulto che li guidi un po’ alla scoperta dei loro pensieri. Con un po’ di allenamento e di pratica di “automonitoraggio” la ricerca dei pensieri irrazionali diventerà mano a mano più semplice.

I pensieri irrazionali sono tali poichè sono rigidi, assoluti ed attivano delle emozioni negative molto intense, frequenti e durevoli nel tempo, che ostacolano il raggiungimento dei nostri obiettivi.

Per avere un’idea più chiara, ti propongo la classificazione di Albert Ellis, molto nota tra gli psicologi cognitivo-comportamentali, che ti aiuterà a comprendere le caratteristiche delle varie tipologie di idee irrazionali.

PRETESE ASSOLUTE

Includono tutte le doverizzazioni ovvero gli imperativi, le regole che ci imponiamo ed i bisogni assoluti di cui ci sembra di non poter fare a meno. Preferenze e desideri molto comuni e del tutto legittimi diventano così pretese ed esigenze assolute.

Ecco alcuni esempi:”Devo prendere sempre ottimi voti”, “Devo sempre ottenere ciò che voglio”, “Gli altri devono sempre comportarsi in un certo modo” “Non posso fare a meno della sua approvazione”, “Non posso vivere senza di lui/lei”.

VISIONI GLOBALI SU DI SÉ E SUGLI ALTRI

Si tratta della tendenza a valutare se stessi e gli altri attraverso dei giudizi globali sulla persona, formulati a partire dall’osservazione di qualche comportamento.

Alcuni esempi sono : “Sono uno stupido non capisco nulla”, “Sono/è una persona cattiva”.

PENSIERO CATASTROFICO

Sono tutti quei pensieri o immagini che anticipano il futuro in maniera esageratamente negativa. Spesso sono pensieri che attivano un’emozione di ansia molto intensa.

Ad esempio: “quando l’insegnante mi chiamerà alla lavagna, non ricorderò nulla, inizierò a tremare e balbettare e tutti mi prenderanno in giro”.

GENERALIZZAZIONI

L’irrazionalità di questo tipo di pensieri sta nella produzione di una visione delle cose disfattista ed improbabile. Pensare in termini di tutto/nulla, sempre/mai, tutti/nessuno non ci aiuta ad avere una visione realistica dei fatti.

Ad esempio: “Ce l’hanno tutti con me”, “mi va semrpe tutto male”, “non riesco mai a combinare nulla di buono”.

INTOLLERANZA / INSOPPORTABILITÁ

Sono quei pensieri che sostanzialmente indicano una bassa tolleranza della frustrazione e che ci fanno pensare di non poter sopportare emozioni negative, che seppur spiacevoli sono comunque tollerabili.

Ad esempio: “Non tollero critiche da parte degli altri”, “Non sopporto che gli altri si comportino in modo diverso da come vorrei/mi aspetto”.

I penseri irrazionali sono poco utili al nostro benessere emotivo non tanto perchè attivano delle emozioni negative quanto per il loro potere di determinare un’elevata intensità di queste emozioni.

Ad esempio, se un bambino con ADHD, di fronte ad un insuccesso scolastico, pensa “sono uno stupido, non migliorerò mai, è ingiusto” è molto probabile che proverò emozioni di rabbia e tristezza molto elevate che lo faranno sentire impotente e demotivato a impegnarsi.

Una valida strategia per aumentare le capacità di regolazione emotiva dei bambini con ADHD sarà quella di provare a sostituirli con dei pensieri più realistici e flessibili. Si tratta di applicare la tecnica della ristrutturazione cognitiva di cui parleremo nel prossimo articolo. Riprendendo l’esempio di prima, pensare “ho sbagliato/ ho preso un brutto voto ma non è la fine del mondo e se mi impegno di più la prossima volta posso farcela”, non eliminerà le emozioni di rabbia e tristezza, del tutto legittime, ma le renderà meno intense, più facilmente regolabili e quindi determineranno   un comportamento più costruttivo ed utile a migliorare il comportamento e il rendimento a scuola.

Ora prima di proseguire e di vedere insieme in cosa consiste la ristrutturazione cognitiva ti invito a mettere in pratica ciò di cui ti ho appena parlato, in modo da comprenderlo meglio e successivamente poter aiutare in modo efficace tuo figlio o un tuo alunno.

Se sei un genitore o un insegnante di un bambino con ADHD, pensa a delle situazioni in cui provi delle emozioni sgradevoli e che non riesci a gestire bene. Magari puoi riprendere gli schemi ABC che hai costruito in precedenza. Nella colonna B, quella dei pensieri, prova a verificare se alcune idee appartengono ad una delle categorie illustrate sopra. Riconoscere i pensieri irrazionali è il primo passo per poterli modificare!

Cosa pensi di questo articolo? Marco Stefanelli è disponibile a rispondere ad eventuali dubbi o commenti in merito. Fagli pure tutte le domande che vuoi, scrivendo qui in basso : )!

% Commenti (15)

Si trovo la vostra lettura chiara e interessante e ….Non solo x i miei allievi
Personalmente mi sto impegnando e trovando il piacere del miglioramento spero poterlo passare a chi sento ne ha bisogno almeno come informazione
R.

Articolo e materiali di grande interesse che mi stanno aiutando. Sono insegnante in classe prima scuola primaria in cui è inserito un bimbo con diagnosi “iperattivo oppositivo”. Con lui fatico a gestire il suo atteggiamento rigido e assoluto nei confronti di tutti “Io sono il più bravo”- “Tu sei una stupida e non ti ascolto”- e la provocazioni, anche fisiche; nei confronti dei compagni (se reagiscono infastiditi, lui prova gusto nel continuare – atteggiamento di sfida ” vediamo se mi dici qualcosa”). In situazioni critiche che richiedono il mio intervento, non accetta che gli dica in modo fermo “Questo non si fa, non va bene a nessuno e non permette di giocare/lavorare in modo positivo. Possiamo fare in un altro modo, ad esempio…” e cerco di trovare con lui la soluzione giusta. Non mi rivolge lo sguardo mentre parliamo e la frase preferita è “Ma dai!!”. Cosa sbaglio? Chiedo troppo? Come potrei pormi?Grazie

Salve Wilma, i bambini con comportamenti oppositivi ci mettono a dura prova, ma dobbiamo mantenere a mente che è proprio questo il loro problema. In qualche modo tendono a mettere alla prova l’altro, perchè è come se stessero continuamente cercando di rispondere ad una domanda del tipo “Vediamo se mi accetti/mi ami anche se sono sgradevole come sono, oppure mi abbandoni e rinunci anche tu!”. E’ difficile per gli educatori, ma se partiamo da questa consapevolezza li guardiamo immediatamente in modo diverso. Rispetto al come fare, cerca di mantenere il punto su regole e conseguenze al di là di quello che dice il bambino, non farti “agganciare” dalle provocazioni, non metterti mai al suo livello, vincerebbe lui. Cerca invece di rinforzare anche il poco di positivo che c’è, dimostragli che lui, proprio lui può riuscire a stare al mondo in modo diverso, facendogli notare quando ci riesce. Soprattutto cerca di lavorare sull’instaurare una relazione buona con lui con atteggiamenti di accettazione anche semplici comportamenti non verbali (sorriso, pollice su, batti il cinque) o verbali (Molto bene! Sono fiera di te!). Fammi sapere. Anna La Prova

ottimi spunti di riflessione. I pensieri irrazionali sono anche la radice dell’ansia. Imparare a riconoscerli o ancor meglio a controllarli non farà scomparire del tutto lo ‘stato ansioso’, ma è vero! può servire a ridurne l’intensità. Se l’intensità dell’emozione è più contenuta, è più facile entrare in relazione e accettare il dialogo, anche con noi stessi. Grazie dei consigli sempre utilissimi

Tutto quello che è stato scritto tutto esatto, io ho adottato all’ora era un bambino di soli 5 anni iperattivo .
Adesso ha 22 anni non riesce a trovare un impiego sono riuscita a farlo diplomare con tanto affanno,
mio figlio è molto testardo ma anche molto buono .
Se si sa prendere x il verso giusto è un caro ragazzo , ha bisogno secondo me di un impegno costante
non riesce a stare fermo . Datemi qualche consiglio .

Sono abbastanza adulta e vorrei sapere se sono affetta da tale patologia . A chi posso rivolgermi per una diagnosi? Mi sembra che gli psicologi italiani non conoscano abbastanza questo problema. Grazie

Buongiorno Linda, io mi occupo anche di adulti con ADHD. A volte si è tratto di genitori di bambini con ADHD, che si sono riconosciuti in alcuni comportamenti del figlio ed hanno espresso il desiderio di imparare anche loro ad autoregolare certi comportamenti. Se vuoi possiamo parlarne meglio, scrivimi pure in privato: annalaprova@gmail.com.

leggo con molto interesse gli articoli che affrontano questo problema, tutti coloro che si occupano di formazione e di educazione non possono prescindere dalla conoscenza di queste tematiche poichè in un contesto comunitario come potrebbe essere la scuola, la parrocchia, la palestra e tutti i luoghi dove si è insieme “all’Altro da sè” spesso esplodono dinamiche relazionali di cui tener conto se si ha interesse a promuovere l’accettazione e l’inclusione. Grazie per l’articolo, pur avendo seguito corsi specifici sull’argomento, trovo che non sia mai abbastanza aggiornarsi in continuazione.

Veramente molto interessante questo articolo. Sono un’ insegnante di sostegno presso una scuola infanzia comunale della mia zona. Seguo un bambino iperattivo, ma lui è un tesoro. Purtoppo è inserito in una sezione di bambini molto molto vivaci, di cui due con carattere veramente difficile da gestire, opponendosi in continuazione a ciò che facciamo in classe, disturbando e trascinando la classe intera in comportamenti sbagliati e caotici. Denoto che durante la compresenza siamo tre insegnanti, e non nascondiamo una certa difficoltà pur essendo diversi anni che insegnamo. Vi ho conosciuti adesso vi seguirò con molto interesse, per avere indicazioni utili al sistema da adottare per meglio intervenire su questi bambini. Ringrazio molto.
Stefania

Io vedo che nelle scuole si è consapevoli dei DSA ( dislsessia,discalculia, disortografia ecc. …..)ma per quanto riuarda gli ADHD siamo ancora in alto mare. Anche tra gli insegnantii non c’è molta formazione e potrebbe essere utile istituire una formazione obbligatoria, forse solo così gli alunni che presentano tali difficoltà, riuscirebbero ad avere un aiuto costruttivo.

E’ da parecchio che seguo con interesse gli articoli pubblicati. Devo dire che sono sempre di grande aiuto e offrono spunti di approfondimento. Per quando riguarda il controllo del pensiero irrazionale, quando ho cominciato a lavorare con le mie classe sull’aspetto emozionale, seguendo la tecnica dell’ABC, mi sono resa conto di come questa tecnica sia stata utile in primis a me. Grazie per l’utilità della vostra divulgazione.

Sto seguendo i vostri articoli con molto interesse e trovo ogni volta spunti su cui riflettere e lavorare.
Grazie.

RINGRAZIO MOLTO PER L’ARTICOLO. MOLTO INTERESSANTE, UTILE E CHIARO. SILVIA

Il comportamento del mio alunno – classe prima – ricorda quello dell’alunno di Wilma (è un bambino in affido con un vissuto triste) noi però non abbiamo alcuna diagnosi nè alcun aiuto da parte della famiglia affidataria -non partecipa alle assemblee e non sempre è presente nella cura del piccolo-.I nostri alunni sono 25 e non si riesce a fare lezione perchè grida, sconvolge il computer quando si sta usando la lim, disturba e fa dispetti ai compagni … vi chiedo, ma i bambini dati in affido non sono seguiti da personale qualificato ? Possiamo chiedere ai genitori un incontro con tali specialisti per comprendere e agire di conseguenza per il bene di questo bambino?

Ringrazio moltissimo per l’articolo.

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