In questo articolo cercherò di illustrarti come il trattamento dei DSA agisce su un continuum che va dalla prestazione considerata in senso stretto alle abilità generali di base sottostanti.
Descriverò 3 tipi di intervento differenziando la riabilitazione a seconda che essa sia focalizzata sulla prestazione deficitaria, sulle sue componenti, sulle abilità di base o sul controllo strategico.
Innanzitutto voglio ricordare che nella nuova edizione del DSM (American Psychiatric Association, 2013) si raccomanda di non utilizzare le singole etichette diagnostiche (dislessia, disortografia, discalculia, disgrafia) ma di fare riferimento ad una definizione più generale di Disturbo Specifico di Apprendimento; questo perché i DSA tendono a manifestarsi “a grappolo” e sono spesso associati tra loro.
È molto frequente incontrare bambini che hanno difficoltà significative di lettura e che allo stesso tempo forniscono prestazioni deficitarie anche nella scrittura, nell’ortografia e nel calcolo. Nel DSM 5 vengono ritenute forme del disturbo anche le difficoltà di comprensione del testo letto e le difficoltà nell’elaborazione del testo scritto.
Interventi sulla prestazione
Questo tipo di intervento cerca di migliorare e rafforzare l’abilità deficitaria, aumentando il numero di ripetizioni dello stesso comportamento o cercando soluzioni didattiche complementari.
Se un bambino presenta difficoltà di lettura può essere esercitato in misura intensiva o con attenzione su certi aspetti della didattica della lettura che vengono trascurati nell’insegnamento scolastico. Alcune tecniche comportamentiste come “l’analisi del compito” creano le condizioni per un intervento sulle modalità di esecuzione e sul modello di apprendimento.
Interventi sulle abilità generali
Nella riabilitazione dei disturbi dell’apprendimento si è assistito ad un grande sviluppo di programmi centrati sulle abilità generali, soprattutto visuo-percettive, linguistiche e psicomotorie; questo perché si osserva spesso che i bambini con disturbo di apprendimento scolastico presentano deficit in abilità di base quali percezione visiva, percezione uditiva, organizzazione spazio temporale, memoria, linguaggio, pensiero psicomotricità (ad esempio per leggere bisogna percepire i segni grafici, riconoscere i suoni, ricordare le associazioni segno-suono,ecc.).
In realtà gli studi hanno dimostrato che non vi è una connessione stretta fra questi programmi riabilitativi e le abilità di lettura e scrittura. Tuttavia è indubbio che essi possano agire su alcune variabili spesso collegate anche ai disturbi dell’apprendimento.
Interventi sull’uso e il controllo delle strategie cognitive
Quando parliamo di training strategici facciamo riferimento a programmi prevalentemente cognitivisti e che sono in relazione con la ricerca di base. Questi programmi partono dalla teoria che i disturbi dell’apprendimento possono essere dovuti tanto alla mancanza di automatismi quanto ad una scorretta utilizzazione delle strategie cognitive. Per questo è importante capire quali sono le strategie cognitive del bambino e se le sa usare quando è necessario.
In questa prospettiva l’intervento ha come obiettivo il rafforzamento dei processi di riflessione, il controllo dell’attività cognitiva, l’uso di strategie specifiche volte a gestire le singole difficoltà. In tutti i programmi che seguono questo approccio è presente la preoccupazione di rendere consapevole il bambino/ragazzo del significato cognitivo del suo problema e del trattamento.
La varietà degli aspetti psicologici sottostanti al concetto di “autocontrollo” rende comunque difficile una considerazione unitaria del costrutto.
È importante riconoscere che un intervento su disturbi gravi di apprendimento difficilmente eliminerà interamente il problema, potrà renderlo meno grave e tale da non interferire con altre attività sia scolastiche che extrascolastiche. L’utilizzo di procedure oggettive di misurazione della prestazione permetterà di riconoscere miglioramenti.
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Molto interessante.
Raccomandazioni utilissime, valido articolo!