DSA: se non intervenissimo per niente?

Bambini ad Alto PotenzialeDSA: se non intervenissimo per niente?

di Anna La Prova

E se non facessimo nessun tipo di intervento con un bambino che presenta un Disturbo Specifico dell’Appredimento (DSA), che cosa succederebbe? Riuscirebbe, se dislessico ad esempio, ad imparare a leggere come gli altri? E se si in quanto tempo?

Anche i bambini dislessici, come gli altri, a furia di essere esposti a stimoli relativi alla lettura, migliorano le loro capacità, ma cerchiamo di capire in che senso e in che modo e a quale costo. Alla fine della seconda elementare, un bambino normolettore, in genere riesce a raggiungere una velocità di lettura di circa 2 sillabe /2 sillabe e mezzo al secondo. Alla fine della quinta elementare, i bambini normolettori si avvicinano ad una velocità di 3 sill/sec, velocità utile a comprendere un testo complesso.

Il lettore adulto, riesce a leggere 4/4, 5 sillabe al secondo. Un bambino dislessico in genere (chiarmaente ogni caso poi è a sè), a 7 anni stenta ad arrivare alla sillaba al secondo, a volte si avvicina alla sillaba e mezzo, ma cmq la lettura è stentata.

Il problema di leggere in maniera lenta e stentata, sta nel fatto che se il bambino è impegnato nella fatica di leggere, non gli restano energie sufficienti da impiegare nella comprensione del testo, quindi il problema non è tanto la velocità o l’accuratezza in sè, della lettura, quanto il fatto che la funzione strumentale della lettura stessa è compromessa.

Ma proviamo a rispondere alla domanda iniziale: se non trattiamo un dislessico, che tipo di miglioramento possiamo aspettarci?

In una ricerca specifica su questo aspetto, Tressoldi, Faggella e Stella (2001) hanno potuto rilevare che: se i normolettori aumentano la velocità di lettura di circa 0,5 sillabe al secondo l’anno,  i lettori dislessici, se non trattati, presentano un incremento medio che corrisponde a 0,3 sillabe/secondo, per anno di scolarità, incremento che è regolare fino alla III media, momento in cui arrivano a leggere circa 3 sill/sec (se la dislessia non è di grado severo). Questo significa che anche i dislessici pian piano migliorano, ma solo in terza media raggiungono un capacità di lettura tale da poter studiare un testo senza fare una fatica eccessiva, a scapito della comprensione.

Questo significa in pratica che i bambini dislessici devono aspettare di vivere 8 anni di scuola, se non trattai, per poter tagliare  questo traguardo. Potete immaginare la frustrazione che sperimenta un bambino che per 8 anni vive un costante senso di inadeguatezza nella competenza di lettura (o scrittura o calcolo), e di conseguenza nella comprensione di ciò che legge, rispetto ai suoi compagni? Potete minimamente immaginare l’impatto catastrofico che questo ha sulla sua autostima e sull’impegno nell’apprendimento?

Ecco perchè è così importante agire per tempo. Potenziare il bambino prima possibile, significa non solo dargli la possibilità di accorciare quanto possibile e quanto prima il gap che lo separa dai normolettori, ma, cosa più importante, significa prevenire l’altamente probabile sferzata alla sua autostima che il senso di inadeguatezza rispetto a queste capacità potrebbe comportargli.

L’incremento o la diminuzione dell’autostima sono aspetti centralmente implicati nell’apprendimento, poichè se un bambino o un ragazzo non si percepisce capace di riuscire in un determinato compito, sarà molto improbabile che si cimenterà in esso. Comprendi bene come agire per tempo sui bambini con DSA significa non solo aiutarli a migliorare le capacità legate al disturbo, ma significa fare un lavoro molto più ampio sulla sua personalità tutta.

 

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leggendo questo articolo mi rendo conto di come ancora la scuola sia lontana da questo incredibile mondo del DSA e che si fa ancora molto poco …bisogna cercare di potenziare il più possibile e motivare è il primo passo verso il raggiungimento di obiettivi gratificanti per i ragazzi.
e chi lo dice è un’insegnante …dove purtroppo si trova di fronte a classi sempre più numerose ….e poco gestibili
una classe dove poter lavorare sarebbe composta idealmente da 18/20 ragazzi

Ho un alunno che, secondo me, è fortemente dislessico. Classe seconda scuola primaria…tutti i bambini leggono, anche in maniera scorrevole. Legge il bambino down e la bambina certificata con ritardo nell’apprendimento. Lui no…non associa nemmeno il fonema al grafema. Riconosce solo qualche sillaba. Lo aiuto moltissimo perchè capisco il suo disagio in quanto, essendo normodotato, si rende conto della sua situazione. Ho altri 24 alunni ai quali non posso far mancare la mia costante presenza. Il problema nasce con la richiesta di certificazione alla neuropsichiatra della Asl di zona la quale, contattata dalla mamma dell’alunno, dice di non poter fare nulla fino alla fine della seconda – per legge…dice-
Penso che la diagnosi precoce sia fondamentale..vorrei un vostro parere, soprattutto della dott.ssa La Prova. Grazie

Buongiorno Maria Antonietta, sicuramente l’intervento precoce può aiutare il bambino, su questo mi trovi d’accordo, tuttavia per la certificazione si aspetta la fine della seconda elementare, per dare la possibilità al bambino di avere avuto sufficienti stimoli di tipo didattico per poter apprendere. Uno dei criteri per la diagnosi, infatti, è proprio verificare che il bambino abbia avuto la giusta stimolazione didattica per imparare a leggere e questo può essere avvenuto solo alla fine della seconda elementare, prima potrebbe essere solo in ritardo rispetto agli altri. In ogni modo, nonostante non si possa fare una diagnosi “ufficiale”, si può sicuraemnte cominciare ad intervenire sul bambino con interventi di potenziamento, ad es. sui prerequisiti.

buon giorno,
porto la mia testimonianza, se può essere utile.
Nostro figlio è dislessico e dal secondo semestre della prima elementare abbiamo intrapreso un percorso di valutazione e rafforzo sui prerequisiti della letto scrittura con uno specialista privatamente, dalla seconda abbiamo fortemente insistito con l’asl di riferimento per una rivalutazione, che è stata fatta garantendo al bimbo un intervento precoce e soprattutto una” protezione” a scuola dove le maestre sono ufficialmente autorizzate a portare avanti una didattica specifica per lui.Tutto questo proprio per sostenerlo emotivamente e dargli fiducia.
un altra soluzione molto efficace per noi è stata quella di introdurlo in un doposcuola privato per i compitini, cosicchè il lavoro a casa è stato ridotto al minimo, quasi eliminato e con esso anche quelle dinamiche distruttive che si instaurano facilmente tra un genitore ed il figlio dsa quando è l’ora dei compiti.
riacquisita serenità e tutelato a scuola il bimbo sta facendo progressi da gigante, proprio perchè si sente capito, sereno e protetto.Aggiungo che noi abbiamo avuto la fortuna di avere delle maestre davvero preparate e attente che ci hanno supportato sin da subito nel nostro percorso.
Mi sentirei di aggiungere che è importante non scoraggiarsi e insistere tanto con le istituzioni volte a seguire questi casi perchè un intervento precoce fa davvero la differenza!!!
grazie
Francesca

estremamente chiaro e convincente ed utile…cercherò di diffonderlo nel mio contesto scolastico..

grazie

Trovo veritiero l’articolo e penso che sarebbe giusto che lo leggessero i genitori di quegli alunni che si trovano in difficoltà. Spesso noi insegnanti cerchiamo di fare il possibile a scuola, ma la mancanza anche di compresenze rende sempre più arduo il lavoro di recupero. I genitori potrebbero dare una mano utilissima a casa cercando di far svolgere esercizi mirati al potenziamento, ma il più delle volte ciò non accade ed i risultati tardano ad arrivare.

mia figlia è stata trattata per il recupero della lettura durante tutto l’anno della prima media privatamente. Dopo la terza media, scuola nella quale nonostante i suoi sforzi e il desiderio di farcela è stata demotivata e distrutta psicologicamente, ha quasi completamente smesso di leggere. Ora è in seconda superiore. Non legge, apprende ciò che ascolta in classe di cui redige le sue mappe, non studia affrontando il testo e non ascolta se non gli audiolibri che le piacciono di più.Purtroppo rifiuta di ascoltare i testi scolastici e non accetta che qualcuno legga per lei. Sembra faccia uso consolatorio dei libri letti in passato che ascolta su audiolibro. Quando torna da scuola deve andare a dormire e andare a scuola ogni giorno le richiede un grosso sforzo di volontà. Non so fino a quando durerà. Gli insegnanti non capiscono. Non affrontano il problema. Ti dicono che non studia. E’ vero, ma non la aiutano certo, anzi …

Concordo perfettamente con quanto esposto nell’articolo . Io ho avuto esperienza di alunni con questa problematica e ho sempre agito sull’autostima . Per me è stato fondamentale. Piano piano i risultati si sono visti.

quanto è vero! e quanto male ancora si fa nella scuola, per ignoranza ma anche per malafede. La scuola è molto indietro rispetto a questi disturbi, spesso il disagio non viene creduto o preso sul serio ed invece sarebbe così semplice applicare gli strumenti per arginare il problema! Si pensa che, per mettersi il cuore in pace, basti compilare un po’ di moduli e poi si è a posto così, ma il lavoro va pensato a casa e fatto in classe, e non è poi così gravoso.

Sono in pieno accordo con Elisabetta… a fronte di tanti docenti preparati e attenti, purtroppo ci si deve “scontrare” con altri convinti di trovarsi di fronte solo alunni svogliati e genitori ansiosi…
La mia è una testimonianza vissuta sulla pelle di mio figlio, che ha concluso faticosamente il percorso scolastico dell’obbligo (e subito ha trovato nel mondo del lavoro il suo ruolo) nonostante avessi provato a segnalare le sue difficoltà dalla 1° elementare. Solo in 4° siamo riusciti ad avere la diagnosi dei disturbi misti di apprendimento, intanto aveva accumulato tutti i DIS- possibili….. alle medie poi, nonostante i colloqui col neuropsichiatra, non tutti i professori si sono dimostrati collaborativi, per non dire di peggio. Una frase tipo: ma come posso giustificare ai compagni che lui può usare la calcolatrice? Spero vivamente che la scuola italiana non faccia sempre il fanalino di coda… Dal mio punto di vista di genitore/insegnante credo che con buona volontà da ambo le parti i nostri ragazzi potranno superare con meno difficoltà il periodo scolastico per affacciarsi alla vita “corazzati” e non “distrutti” !!!

Sono un insegnante di sostegno che dopo aver letto la direttiva del 27/12/2012 sui BES ha conseguito un Master sui DSA! Ricordo una frase che mi colpì molto durante una lezione: “L ‘impotenza appresa” e l’esplicitazione del concetto mi ha ancora di più convinta di quale POTERE abbiamo noi insegnanti. PEI o PDP che siano le “carte”che si devono compilare per stare tranquilli, quello che poi si vede nelle aule e’ sempre la stessa cosa. Non si sa lavorare con i “diversi” e quindi mi ha fatto sorridere la domanda che funge da titolo e nello stesso tempo mi viene da chiedere a mia volta: Ma perché normalmente cosa facciamo?

Giusy io sono una mamma e purtroppo sono d’accordo con te… le carte oggi quando magari vengono fatte, fanno stare tranquille gli insegnanti ma nei fatti poi non si fa nulla e così capita che i ragazzi per primi rifiutano quelle carte e quello che in esso è scritto rifiutando anche di usare strumenti a loro favorevoli che potrebbero veramente aiutarli. Non si sa lavorare con i diversi hai ragione e quando lo vai a dire direttamente o ai superiori ti prendono per matto, si offendono, ti umiliano e usano il loro potere in modo tale che il problema per loro impossibile da risolvere se ne vada da solo….con le sue gambe, lasciando tutti tranquilli. Quindi alla fine il non fare niente paga perchè il problema si risolve da solo e quando anche si facessero ricorsi, o denuncie queste non servono certo a risolvere le vere questioni nell’immediatezza e nella quotidianetà….visti i tempi biblici della giustizia… e poi quanti se lo possono permettere? alla fine devi scappare per salvaguardare l’integrità psico-fisica dei ragazzi e trovare situazioni più equilibrate e meno stressanti. Per me l’unica soluzione, per temi così delicati, è la formazione continua obbligatoria. Altrimenti si può cambiare mestiere. Oggi in ogni classe ci sono DSA e ogni DSA è diverso. non è con un corso che impari a riconoscere e trattare tutti i DSA, ma è con la sperimentazione e la condivisione delle buone pratiche già testate e con la volontà di farlo mettendosi in gioco ogni giorno, ogni ora. Come diceva Pennac… “i miei insegnanti non erano formati per questo, ma hanno provato e riprovato e riprovato senza mai perdere la speranza”….ecc.ecc… A volte la disponibilità fa molto più di un corso e a volte un corso apre un mondo sconosciuto mettendoci di fronte ai ns. limiti per darci la possibilità di superarli, e consentirci di salvare delle vite…

Articolo molto chiaro ed efficace ….purtroppo il sistema-scuola e’ molto indietro rispetto agli approcci suggeriti e lontana da quelle che potrebbero essere le esigenze e gli aiuti di una famiglia. Ho sentito insegnanti parlare di bambini con DSA come dei problemi, come qualcosa che loro non riescono ad affrontare senza aiuti….di una tristezza immane. Il loro ruolo al momento e’ relegato a mero insegnamento di nozioni già precostituite, senza aggiungere nulla di proprio….

Lo trovo semplicemente chiaro nei contenuti e diretto, senza tanti fronzoli. Brava!

Concordo con l’articolo anche se il lavoro sull’autostima è indispensabile in ogni caso. Comunque ridurre il gap comporta molto lavoro e frustrazione nel bambino che si vede rubare tempo al gioco che a quell’età di solito è una priorità. A mio avviso anche se trattati con eccellenza rimangono in fondo tristi e consapevoli del loro disagio……un giorno mia figlia, seguita da tecnici doc, mi disse ” sono stanca di sentirmi diversa dagli altri” e questo è un colpo al cuore per una mamma anche se sappiamo che è un investimento per il futuro.

come sempre sei molto chiara e precisa nelle indicazioni.

Trovo anche utile creare un ambiente collaborativo intorno ad alunni con DSA per evitare che il problema si cronicizzi senza etichettarlo, ho visto che ciò succee tra alunni nelle prime classi.
Molto bello agire sull’autostima aiuta tantissimo.

Estremamente chiaro,dettagliato,coinciso.

qui è stata descritta la situazione che sto vivendo con mia figlia. Sono mamma ed insegnante della scuola dell’infanzia, mia figlia ha 11 anni e sono tre anni che chiedo a scuola di fare i test sulla discalculia, ma nulla. Ora che sono arrivata a farla diagnosticare, le insegnanti non perdono occasione per dirle che il suo PROBLEMA non è causato da loro; mi chiedo è la bocca o la coscienza che parla? alcune volte mi vergogno di essere insegnante!

credo che un approfondito corso di aggiornamento per TUTTI i docenti sia necessario in modo che TUTTI sappiano di cosa si sta parlando

un articolo estremamente chiaro e preciso. Molto interessante. Concordo con molti commenti nel dire che la scuola e’ indietro rispetto agli approcci suggeriti.

Sono convinta che il primo passo che si debba fare nella scuola italiana sia quella di preparare adeguatamente il personale insegnante, che si tratti di primaria o secondaria. E’ necessario che tutti conoscano sia le peculiarità delle varie sindromi e disturbi, sia le metodologie più adeguate da applicare, altrimenti i ns. allievi continuare a pagare lo scotto troppo alto dell’IGNORANZA DI MOLTI , TROPPI INSEGNANTI. Non è possibile che siano solo gli ins. di sostegno ad interessarsi all’aggiornamento e alla professionalizzazione mirata, altri invece delegano o addirittura fingono di non credere nelle possibilità di questi alunni. Non basta la legge per tutelare i DSA e BES, perché la scuola è fatta dalle persone che la rendono reale, concreta, quotidianamente con il proprio operato.

Sono madre di una ragazzina dislessica, disgrafica e disortografica. Oggi ha 13 anni. Ha cominciato il trattamento in 4 elementare ed i miglioramenti non hanno tardato. Non ha una sola insufficienza e tanto lo deve anche al suo impegno e caparbietà. Ho anche due nipoti, entrambi dislessici. Non sono stati trattati per esplicito volere delle loro rispettive madri, una perché non voleva rendere il proprio figlio “diverso” certificandolo, l’altra perché era convinta che avrebbe trovato da solo le soluzioni crescendo, lui è certificato ma non ha mai fatto logopedia. Entrambi non riescono ad andare avanti con le scuole superiori, Il primo ci ha messo 9 anni ad arrivare alla 5 superiore, il secondo che ha 17 anni è ancora in prima superiore. Con questa mia testimonianza vorrei dire alle madri di figli dislessici che supportarli è assolutamente indispensabile per dare loro la possibilità di avere un futuro scolastico assolutamente dignitoso, non fatevi prendere dal panico, e da mille dubbi, seguiteli!

Sono madre di un figlio disgrafico che frequenta la terza elementare è un anno e più che ha iniziato un percorso riabilitativo presso un centro convenzionato, vedo però minimi miglioramenti.
Già in prima elementare con l’aiuto della sua maestra abbiamo subito cercato di diagnosticare e poi far fronte alla sua disgrafia. A volte mi prende lo sconforto e penso di sbagliare e che la disgrafia di mio figlio non arrivi mai ad un risultato apoprezzabile. Starò forse sbagliando ad affirmi ad un centro convenzionato , forse dovrei portarlo da uno specialista che esercita privatamente. Chiedo un tuo consiglio. Grazie

Ciao Anna,
comedocente di sostegno non mi sono mseguire alunni DSA. Mi pongo un quesito: l’alunno dislessico non va mai fatto leggere? E il discalculico?
Grazie.

Ciao Anna,
come docente di sostegno non ho mai seguito alunni DSA. Mi pongo un quesito: l’alunno dislessico non va mai fatto leggere? E il discalculico?
Grazie.

usa la calcolatrice, tavola pitagorica, formulario

Mario frequenta la classe 3^ scuola primaria noi genitori ci siamo accorti che qualcosa non andava in prima (2012/13) anche se le insegnanti lo definivano un fannullone!!! ha iniziato un percorso con l’età evolutiva l’estate 2013 ha una diagnosi di dislessia , disortografia e ADHD. L’insegnante sostiene che Mario non ha niente deve solo maturare dopo varie lotte ho firmato il PDP il 10 marzo scorso e ho dovuto lottare perchè venga dispensato dalla lettura ad alta voce, perchè possa scrivere in stampato maiuscolo e per l’uso della tavola pitagorica. Mario è in terapia psicologica per un’autostima molto compromessa e attacchi d’ansia !!!! Ho già fatto una stampa dell’articolo e la porterò a chi di dovere!!!!
Ciao grazie

Condivido in pieno quanto scritto. Ho una bimba di 11 anni. Da sempre ho intuito che c’era qualcosa che non andava ma non sono mai stata appoggiata dalla scuola. A gennaio agisco ugualmente perché la mia bimba perde sempre più la sua autostima, viene segnalata discalcula e problemi di memoria breve. La prof di matematica non vuole collaborare e dimostra alla bambina il suo fastidio. Grazie

L’articolo è molto chiaro . Sono insegnante di scuola primaria , ho una classe seconda e l’anno scorso , dallo screening sui precursori DSA, somministrato da noi insegnanti con la supervisione della logopedista, erano emersi tre bimbi in difficoltà.Da quest’anno uno di loro segue privatamente la logopedista e, all’interno della classe ci esercitiamo con il programma Chiocciolina: il bambino è contento di condividere con i compagni un suo lavoro e anche gli altri bambini ne traggono beneficio in attesa di essere valutati.La ricaduta sul loro apprendimento è visibile ogni giorno.

Sono una mamma di una bambina dislessica di 7 anni, ho la fortuna di aver avuto due insegnanti efficienti e attente. Hanno istituito un PDP per mia figlia, a seguito delle prove eseguite purtroppo privamente. Le istituzioni non aiutano certamente e cercano di scoraggiare l’attestazione per non mettere sotto la lente di ingrandimento l alunno stesso, ma tanto in classe i problemi ci sono, e persone come mia figlia con fragilità di animo a volte ne soffrono. Azione questa scorretta e non certamente di aiuto.
Concordo pienamente nell articolo letto, bisogna fare più presto possibile nella diagnostica per poter poi aiutare i nostri bambini. Inoltre vorrei sapere se ci sono aiuti anche per noi genitori, per aiutare in questo lungo percorso i nostri figli…. Grazie tantissimo

Non tutti i docenti sono preparati per individuare i DSA, Purtroppo mio figlio è sempre stato etichettato come svogliato, demotivato e disattento. Ora, dopo immensa fatica, è in terzo superiore. Ho deciso io di fargli fare una valutazione. Sono in attesa della risposta ma già sono emersi dei chiari segnali.

Ho trovato l’articolo molto chiaro ed efficace.Sono un’educatrice professionale che ha deciso di specializzarsi su questa tematica perchè credo sia nostro compito e dovere di adulti tutelare il futuro dei nostri figli.Lo dico come educatrice e come mamma. Sarei ben contenta di condividere con voi e naturalmente la Dott.ssa La Prova questo percorso di risorse!!Aiutiamoci!!!

bisogna formare i docenti ,anche quelli di ruolo,a riconoscere queste disabilità(???) e soprattutto a gestirle all’interno del gruppo classe..purtroppo su questi argomenti a volte si naviga a vista.

Bisogna insistere sulla formazione dei docenti…

Concordo con quanto detto, bisogna obbligare a formarsi oltre agli insegnanti di sostegno gli insegnanti curriculari.

Prezioso il suo supporto ed il suo sapere.
Grazie infinite. La abbraccio con stima.
Buon lavoro.
Giulia mamma di Carlo

buongiorno Dott.sa Anna
la ringrazio per le preziose informazioni che mi fornisce, per poter gestire al meglio la DSA di mio figlio. ma non posso che condividere quello che hanno detto altri genitori, cioè che nella scuola del gg d’oggi sono troppo gli insegnanti che devono ancora imparare sulla DSA e visto che sono proprio loro a dover insegnare ai ns figli e ad affrontare il processo scolastico con loro (per fortuna non tutte/i), ritengo assurda la situazione.
la ringrazio tantissimo per tutte le informazioni ed istruzioni che regolarmente riesco ad apprendere dai suoi testi
distinti saluti

Buonasera.
Purtroppo ci sono tantissimi insegnanti non preparati , insegnanti che non vogliono riconoscere i dsa, che non fanno niente per aiutarti,per loro sono solo svogliati.Pensate che un professore mi ha detto che mio figlio deve essere solo sgridato e severamente punito. Mio figlio ha 14 anni e la diagnosi rissale solo all’anno scorso.Abbiamo passato 8 anni da incubo.Adesso adesso alle superiori l’incubo continua .Faccio solo un esempio: professori che non rispettano il PDP lo umiliano davanti alla classe……..

Concordo ….ma credo che per arrivare all inclusivita’ la strada sia ancora lunga e faticosa.

Per mia esperienza personale molti problemi di dislessia vanno semplicemente prevenuti sin dalla nascita e se non è possibile perchè i genitori non hanno la necessaria informazione si può ancora recuperare moltisimo nella scuola dell’Infanzia. Bisogna tener presente che alla base di tutti i sintomi di DSA vi è semplicemente una LIMITAZIONE del naturale sviluppo che i bambini di tutti i tempi hanno sempre avuto.Per chiarire ciò che dovrebbe fare un bimbo e la reazione dei genitori di oggi: camminare a CARPONI /noo, si sporca si usa il girello; esplorare attorno a sè e curiosare/ nooo, chiudiamolo nel box con qualche gioco che piace a NOI ; sperimentare, esplorare, conoscere la realtà attorno/ nooo, sta tranquillo(lui o mamma?) solo davanti alla TV …. con conseguente bombardamento di stimoli che non lasciano tempo per essere assimilati e separati in categorie mentali, causando iperattività del cervello con relative conseguenze di scarsa attenzione, concentrazione, ascolto attivo connessione di senso tra domanda e risposta ecc.. RISPETTARE I TEMPI di sviluppo dalla nascita è l’unico modo per prevenire. Fino a qualche decennio fa si raccomandava di fornire una ricchezza di stimoli ai bammbini piccoli per favorire l’apprendimento, adesso nelle SCUOLE dell’INFANZIA si raccomanda di limitare e razionare in modo programmato la quantità enorme di stimoli che il bambino è costretto a subire (tele sempre accesa e familiari che parlano d’altro contemporaneamente, montagne di giocattoli, videogiochi, ecc.. La mancanza di riposo poi è cronica!!! Bimbi che vegliano di notte davanti alla tv (in cameretta così non disturba i genitori) e poi dormono sui banchi di scuola! UN DISASTRO!!! E’ evidente che l’intervento non è solo e soltanto sugli alunni, ma in primo luogo con i genitori aiutandoli a mettere ordine nella routine quotidiana per poter eliminare il CAOS MENTALE creatosi nella mente del piccolo. Questa è statala la mia esperienza personale di docenza con molti bambini e grandi soddisfazioni quando vi è la collaborazione della mamma; IMPORTANTE alcuni genitori si rifiutano di ammettere un qualsiasi problema del loro bambino e bisogno agire con discrezione e piccoli inviti impersonali, cioè rivolti a tutti i bambini/mamme della classe. Pensate cosa succede quando il problema esplode!!! La colpa è sempre dell’insegnante, anche se sanno che loro hanno rifiutato di collaborare!!!

Sono un’ insegnante in pensione già da qualche anno, ma poichè la scuola è ancora una delle passioni della mia vita, svolgo volontariato con i ragazzi stranieri e coloro che hanno difficoltà di apprendimento; ecco spiegato perchè mi interesso delle problematiche del settore. Nel mio passato di insegnante ho cercato di applicare metodologie innovative, apprese nei diversi corsi di aggiornamento sulla dislessia e discalculia, per ottenere un serio recupero, fondamentalmente dell’autostima ( l’atteggiamento positivo dell’insegnante dovrebbe essere tale con tutti gli alunni non solo con i DSA), che se non esercitata fa dei seri danni e rischia di allontanare gli alunni dall’apprendimento. Applico ancora tali metodi con gli alunni stranieri che non sanno la lingua italiana e sopratutto non sono, ovviamente, in grado di comprendere i testi scolastici perchè troppo difficili. Non ci sono risorse, lo si sa bene, ma un vero e serio educatore – ce ne sono molti comunque nelle scuole- ha il dovere di informarsi e di applicare ciò che ha imparato, come qualsiasi altro lavoratore deve fare nel proprio contesto lavorativo.

Sono la mamma di Marcello oggi prima media se non fosse stato per la mia attenzione e per alcuni esagerazione nel seguirlo oggi mio figlio sarebbe solo un vagabondo, immaturo poco attento e interessato allo studio con diari e quaderni bianchi!Io che sono una docente ho subito intuito in quarta elementare che qualcosa non andava e ho proceduto autonomamente.
risultato:dislessico,discalculo,disgrafico e con difficoltà di sequenzialità!
le scuole elementari un incubo senza fine!Una vergogna!Oggi prima media segue programma logopedico e psicologico per ritrovare la stima che era inesistente!I prof. per fortuna sono ad oggi collaborativi e abbiamo rapporti di interazione continua e costante, mio figlio sa quello che ha e ha ripreso a vivere serenamente aiutato costantemente da me e con buoni risultati.
se questa è la buona scuola detto da una che vive dentro la scuola è scoraggiante!
Oggi la mia esperienza di mamma la metto a disposizione dei miei allievi quando mi accorgo che qualcosa non va!
Volevo precisare che per i dislessici non è prevista Ins. di sostegno.

Una domanda ,e normale che una bambina che e dislessica avere compiti diversi dei sui compagni.Quando ho chiesto alla maestra ha risposto”Signora ma sua figlia non avrà mai stessi compiti con suoi compagni”.solo che mia figlia vede la differenza e mi chiede sempre “perché”

SONO un padre anziano con tempo libero . Mio figlio di 16 anni frequenta la 3 grafico artistico ed è dislessico . Faccio il tutor facendogli prendere buoni voti e sono nel consiglio di classe in ottimi contatti con tutti i professori Lavoro x far aumentare la sua autostima .So che non è mio compito ma che faccio ? Lo lascio solo in un deserto??Chi mi aiuta nel cercare di rendere mio figlio autonomo??

chi puo dare un consiglio a un padre che fa il tutor al figlio 16enne x dare a lui una autonomia??

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